Sisma: terremoto emotivo

Il terremoto che ha colpito il Centro Italia, ha destabilizzato la quotidianità di molte persone, innescando uno stato di allarme unito ad una serie di emozioni “negative” come: paura, ansia, panico e agitazione. In queste righe mi rivolgo alla popolazione della città in cui attualmente vivo, che nonostante non abbia vissuto il sisma in maniera diretta, come gli abitanti delle zone direttamente colpite, versa in uno stato emotivo di preoccupazione e stress psico-fisico.
Il sisma ha prodotto un’importante proliferazione di “ansia fobica” espressa con paura e vero e proprio panico, accompagnata dalla convinzione o dal pensiero costante del probabile ripetersi di un evento sismico. I sintomi più comuni legati all’attivazione dell’ansia sono: insonnia, stanchezza, emicrania, mancanza o aumento di appetito, mal di stomaco, difficoltà di concentrazione, vari disturbi di natura psicosomatica ed un forte stato di agitazione. In questo caso si è di fronte ad una “paura” motivata da una reale esperienza vissuta. Tale reazione se momentanea non rappresenta una “patologia”, ma una reazione naturale, segno di una sana memoria dell’organismo circa un evento classificato come pauroso.
Tuttavia il protrarsi di questa condizione di stress può innescare una fase di esaurimento in cui si innesca un crollo delle difese e l'organismo non è è più in grado di reagire adeguatamente agli stimoli (stressors); la conseguenze si manifestano con un costante stato agitativo  e con reazioni esagerate anche nei confronti di situazioni non necessariamente legate all’esperienza del sisma.
Ecco allora che per proteggersi e compensare l’ansia, le persone mettono in atto una serie di soluzioni o strategie, che mirano all’evitamento della situazione temuta. In altri termini sulla base di una reale paura, le persone, con un fine protettivo, costruiscono una serie di strategie rinforzando la paura stessa. Per evitare che questo meccanismo venga interiorizzato è importante intervenire precocemente. Se non ci si riesce da soli si può chiedere aiuto a dei professionisti.
Di seguito alcuni consigli:

  • Comunicare, confrontarsi e condividere con gli altri i propri pensieri aiuta a sentirsi meno soli.
  • Informarsi sulla situazione è importante, ma la spasmodica ricerca di notizie prese dal web o lette da fonti non attendibili, invece di ridurre l’ansia produrrà inevitabilmente l’effetto opposto con la sensazione di una minaccia sempre più imminente dell’evento temuto.
  • Riprendere il prima possibile la propria routine, casa, lavoro, abitudini di vita, mettendo in atto le linee guida in caso di emergenza, aiuta a non far cristallizzare il disagio in cui si vive.
  • Imparare a rilassarsi  attraverso tecniche di rilassamento. Ad esempio imparare a respirare in maniera diaframmatica è utile per abbassare i livelli di adrenalina che vengono liberati durante la percezione della minaccia. Saper respirare bene aiuta a non andare in iperventilazione e a ripristinare un battito cardiaco e un respiro regolare. La respirazione profonda controbilancia l’elevato stato di agitazione che a volte si produce in maniera automatica, come nel caso di percezione di un pericolo presunto.


I traumi sono come i terremoti, lasciano dei segni, delle crepe psichiche che se non vengono risanate e rielaborate emergeranno ogni volta che si presenterà una situazione difficile. Imparare a fronteggiare le proprie emozioni, senza farsi coinvolgere in allarmismi di massa è un obiettivo possibile (pur avendo una fisiologica paura). Fare prevenzione ai primi sintomi è come mettere in sicurezza un palazzo, renderlo antisismico e fornirgli la giusta forza per fronteggiare il prossimo evento con maggior sicurezza.