Attacchi di panico

Il disturbo di panico (DAP) è un disagio in crescente diffusione nella società attuale; si stima che in Italia ne soffrono oltre 5 milioni di persone di cui il 70% sono donne; l’età di esordio si colloca prevalentemente tra l’adolescenza e i 30/35 anni.

I sintomi

Il DAP si presenta come un breve ma intenso stato d’ansia in cui è presente una condizione marcata di malessere fisico (difficoltà nel respiro, tachicardia, dolori al torace o senso di malessere, sensazioni di soffocamento, vertigini, sudorazione, vampate di calore, tremore, sensazione di irrealtà, intorpidimento) e di convinzioni catastrofiche come il pensare di avere un infarto, di sentirsi male, di svenire, di morire, di impazzire e di perdere il controllo.

Il circolo vizioso

Solitamente dopo il primo attacco la persona tende ad evitare i luoghi e le situazioni considerate rischiose. In sostanza, la prima reazione è quella dell’evitamento  che, di fronte ad una momentanea riduzione dell’ansia, rappresenta a lungo termine il principale fattore di mantenimento del disturbo.

Successivamente la convinzione di poter riprovare sensazioni sgradevoli facilita l’instaurarsi di ansia anticipatoria che limita l’autonomia della persona favorendo il circolo vizioso dell’evitamento.

Il trattamento

La  terapia cognitivo comportamentale (TCC ) è considerata dalla comunità scientifica (American Psychiatric Assosation) uno degli interventi psicoterapeutici più efficaci ed affidabili per un gran numero di disturbi, in particolare il DAP. Il trattamento è di breve durata e prevede da una parte l’utilizzo di tecniche comportamentali efficaci da subito nella gestione dei sintomi, quali: training di rilassamento, regolazione del respiro ed esposizione; dall’altra un’intensa componente cognitiva intesa come identificazione, consapevolezza e ristrutturazione dei pensieri disfunzionali e automatici che si verificano durante gli attacchi d’ansia. Questa duplice componente permette di aumentare l’efficacia del trattamento e la stabilità dei risultati nel tempo, abbattendo così la vulnerabilità della persona ad una interpretazione catastrofica degli eventi.

I dati dimostrano che il DAP trattato con TCC produce un miglioramento che è duraturo nel tempo rispetto al solo trattamento farmacologico. Questo infatti pur essendo efficace, interviene sui sintomi e non sulle cause del disturbo, esponendo pertanto il soggetto ad un tasso di ricaduta maggiore, a seguito della sospensione dei farmaci.